Foto Carlo Tripodi e Marina Militare
Il quattro novembre è stato celebrato a Napoli, dalla Marina Militare Italiana, con una serie di attività che ci hanno permesso di scoprire un aspetto che è veramente molto poco conosciuto. Visitare quello che resta dell’Arsenale della Marina, in Via Acton, è stato veramente interessante e con la guida dell’Ufficio P.I. della Marina Militare Italiana di Napoli, con il dr. Claudio Romano, è stato possibile immaginare di fare, come lui stesso ci ha suggerito, un viaggio nel tempo partendo dalla metà del 1500! Targhe, cimeli, esposizione di equipaggiamenti ci hanno facilitato questo “viaggio”.
Romano ci ha anche fatto notare alcune inesattezze riportate su bronzee targhe che riportavano date e fatti inesatti. Tra le altre cose ci ha descritto, accanto ad un cannone, le complesse e reali manovre (non quelle cinematografiche di bordate continue): manovrare un cannone che poteva pesare tre tonnellate, su ruote e perni lignei (i cuscinetti a sfera non erano stati ancora inventati…) esigeva l’impiego e l’impegno di oltre venti uomini che, dopo lo sparo, ritraevano il cannone, lo ripulivano, ricaricavano e riposizionavano, pronto per un altro sparo. Il tiro avveniva “ad occhio” (la balistica non era conosciuta..) regolando l’alzo con un cuneo di legno, lanciando una palla fino a circa 3 chilometri.
Nel corso della visita abbiamo potuto “vedere” la diversa linea di costa, che raggiungeva la base del Palazzo Reale, il posizionamento di una ventina di scali su cui si impostavano e varavano le navi, e le armature che venivano adoperate per sollevare gli alberi delle galere. Saltando un paio di secoli oggi presso l’arsenale è presente anche una sezione di Palombari del Gruppo Operativo Subacquei (G.O.S.) del Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare, distaccati presso il Nucleo Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi. Questi specialisti possono essere considerati dei veri e propri “oceanauti”: dimenticati vecchi scafandri, oggi vengono adoperate attrezzature che permettono immersione ad oltre 300 metri che poco hanno da invidiare a tute spaziali per attività extra veicolare! Allenandosi anche ad immersioni sotto la banchisa artica.
Arrivati sul molo San Vincenzo (l’arsenale nasce su di un sito dove era presente una piccola chiesa dedicata a questo santo) abbiamo potuto visitare la nave idrografica GALATEA, A-5308, unità della Classe Ninfe . Costruita presso i Cantieri Intermarina è stata varata nel 2000, entrando in servizio nel 2002. GALATEA, come la sua gemella ARETUSA, è costruita in materiali compositi FRP (Fiber Reinforced Plastic). E’ un catamarano che svolge attività oceanografiche, localizzazione di ostacoli sommersi e navi affondate, servizi di geodesia dei porti e delle coste, raccogliendo campionamenti di fondo mediante carotaggi e benne per determinare la natura dei fondali esplorati.
La nave ha una lunghezza di 39,2 metri, una larghezza di 12,6 metri, un peso di 415 tonnellate ed un pescaggio di 2,5 metri. Il suo equipaggio è composto da 31 persone (4 ufficiali,17 sottoufficiali,12 graduati e nel contesto di una “dual use” con la possibilità di imbarcare 2 civili di Istituti di ricerca come ENEA, CNR, INGV, ISMAR, MIn.Beni Cult, e Tur.).
Ha una autonomia di 1700 miglia ed una velocità di crociera di 12 nodi orarie (ma in operazione non vengono superati i 7 nodi). Ha una grande manovrabilità e la capacità di girare su se stessa mantenendo la posizione grazie alle due eliche prodiere a propulsione elettrica. Gli strumenti adoperati comprendono un ecoscandaglio EA400 a fascio singolo, un EM2040C, strumenti per rilievi magnetometrici, e ROV Geometric G880, utilizzato sia in banda larga che a corto periodo,un Side Scanner Sonar Klein 3900 per l’ esplorazione di fondali profondi, un solcometro doppler. La propulsione poppiera è fornita da un motore ShottelSTP-300.
La recente attività della unità ha riguardato l’esplorazione dei fondali in prossimità della Costa Concordia e l’aggiornamento delle carte nautiche delle Isole Tremiti. Impegnativa è stata, inoltre, la partecipazione di Galatea alla campagna MED-SUV (Mediterranean Supersite Volcanoes), progetto per l’implementazione e sviluppo delle infrastrutture per la gestione del rischio vulcanico, sia quello emerso (Vesuvio, Etna, Stromboli, Vulcano) che di quelli sommersi, in particolare Vavilov, Marsili, il Banco di Graham (l’Isola Ferdinandea) e last but not least, il Golfo di Pozzuoli. I dati raccolti vengono controllati ed elaborati direttamente a bordo utilizzando software dedicato. I dati, trasmessi all’Istituto Idrografico della Marina, vengono finalizzati per l’aggiornamento e la produzione cartografica cartacea e digitale, militare e civile. Inoltre, vengono trasmessi ad una Data Base mondiale, per usi scientifici.
L’unità dipende dal Dipartimento Militare Marittimo dell’Alto Tirreno, mentre dal punto di vista operativo fa capo all’ Ist. Geografico della marina, a Genova, mentre abituale porto di dislocazione è Venezia. La presenza della nave a Napoli è stata dovuta al pessimo stato del Mar Tirreno. Motto della nave è “Felix Galatea vivas”. Galatea era la fiera e sicula figlia di Poseidone che incantava i naviganti col proprio canto e correva in soccorso dei marinai.